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Immagine del redattoreRik Grey

Cani e letteratura antica

Aggiornamento: 24 giu 2018

Già nel Nihon Shoki (Cronache del Giappone, 720 d.c.) che è il secondo più antico documento storico giapponese, viene evidenziata l'importazione di cani dal continente asiatico. Nello stesso Nihon Shoki viene indicata la precisa abitudine fin dall'antichità di dare un nome ai cani e di utilizzarli per la caccia, sottolineando come il ruolo dei cani fosse già importante e strutturato fin dai tempi antichi.



In particolare si fa riferimento a una storia che parla di un cane bianco.

Nel Luglio del 587 scoppiò una battaglia tra Mononobe e Soga, due clan molto potenti al tempo. Totoribe no Yorozu, un guerriero che era dalla parte dei Mononobe, riuscì a fuggire e a nascondersi in una foresta dopo che il capo dei Mononobe venne ucciso. Combattè fieramente contro i suoi avversari e alla fine si uccise. Ai soldati venne ordinato di tagliarlo in otto pezzi affinchè lo si potesse esporre in pubblico in otto posti differenti a monito dei nemici del clan dei Soga. Non appena in capo dei soldati cercò di avvicinarsi al corpo scoppiò un temporale e il cane bianco di Yorozu apparve. Il cane abbaiava e ringhiava attorno al corpo del suo padrone per difenderlo dai guerrieri, poi gli prese la testa e la seppellì in un vecchio tumulo. Si coricò al suo fianco e rimase li fino a morire di fame. I membri della famiglia Imperiale dopo essere venuti a conoscenza dell'accaduto, mostrarono pietà per il corpo di Yorozu e del suo cane e ordinarono di seppellire il padrone e il cane in una vera tomba.

Una bella storia di fedeltà canina, che sottolinea come, già in un lontano passato, qualità come coraggio e fedeltà fossero già insite nelle razze giapponesi.

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